Le vicende che fanno da sfondo al romanzo Labambina non sono tra le più note, almeno fuori dalla Svizzera dove il libro è ambientato.

Tra il 1926 e il 1972 la fondazione Pro Juventute, in accordo con le autorità elvetiche, condusse il progetto Kinder der Landstrasse (“Bambini della strada”), un’operazione assistenziale nei fatti più simile a un programma eugenetico: bambini e bambine nomadi di etnia Rom e Jenisch venivano sottratti alle famiglie d’origine per essere affidati a famiglie svizzere sedentarie o a istituti di educazione, per farne dei membri “utili” alla società.

Labambina (tutto attaccato) è una di questi bambini. Senza nome, muta, spaesata, inquieta, ma per questo curiosa e soprattutto libera, vive da emarginata in un villaggio di campagna bigotto e ultrareligioso.

Vittima di violenze fisiche e psicologiche, per la sua irriducibile diversità rispetto al contesto diventerà presto l’agnello sacrificale su cui gli abitanti del villaggio sfogheranno le loro peggiori paure e superstizioni. I mali di un borgo avvelenato di moralismo ed etica del sacrificio (lavorare, lavorare, lavorare!) saranno attribuiti alla maledizione incarnata nella bambina “caduta dal carro del diavolo”.

Il villaggio è un tumore che rifiuta ogni cura, ogni elemento estraneo di vitalità, preferendo morire imploso sulle sue contraddizioni. Questa realtà ostile è trasfigurata dalla bambina attraverso una lingua espressionista e immaginifica, pregna di immagini perturbanti, che oscilla tra fiabesco e gotico.

Le parole spesso si accrocchiano dando origine a oggetti verbali quasi tridimensionali: il crocifisso è il Mortodargento, la donna cattiva è la Sbarragioie, il vecchio sacrestano che abusa di lei è il Sempreverde, la sorella del padre affidatario (altra donna emarginata dal villaggio) è la Donnadelbosco, e la bambina è labambina, quando non è laputtanella, o lasudiciamarmocchia.

Un libro per chi ama i romanzi di formazione, anche quando hanno atmosfere cupe e raccontano con crudezza i traumi dell’infanzia-gioventù (penso a La città e i cani di Vargas Llosa, I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy, o al libro/film Sleepers). La prima edizione italiana fu pubblicata nel 2006 da Effigie editore, ma nel 2019 il libro è stato ripubblicato da Fandango libri.

Autrice: Mariella Mehr
Titolo: Labambina
Traduzione: Anna Ruchat
Editore: Fandango Libri
Anno: 2019