La metafora. Questa figura retorica così diffusa ma poco realmente conosciuta. A scuola ne impariamo la definizione “… La metafora è una figura retorica consistente nella sostituzione di un termine con un altro connesso al primo da un rapporto di parziale sovrapposizione semantica,” (dizionario Sabatini Coletti). La mia sensazione è che si sia diffusa l’idea che la metafora per eccellenza sia una figura che appartenga soltanto al mondo della letteratura, della poesia, della retorica. Ci si memorizza bene la definizione, si impara a riconoscerla – e guai a confonderla con la similitudine – e poi, una volta dato l’esame, o svolto il compito, chi si è visto si è visto, ognuno prosegue per la propria strada ignaro del fatto che, in una conversazione, si usano circa sei metafore al minuto.

Questo è quello che sostiene James Geary (“The secret life of Metaphors” è il suo ultimo libro) in una Ted Talk del 2009.

Il pensiero metaforico è essenziale per capire noi stessi e gli altricome comunichiamo, impariamo, conosciamo e inventiamo. 

La metafora è più un modo di pensare che di parlare.

Dopo aver dato la definizione canonica di metafora, per spiegare il concetto al pubblico con maggior chiarezza Geary cita una canzone di nientepopòdimeno che Elvis Preasly: “All Shook Up” (letteralmente, essere scossi, scombussolati, agitati), che, mi raccomando, non è da confondere con l’ultima di Taylor Swift, “Shake it off” (altro Phrasal Verb che significa scrollarsi di dosso… Liberarsi di qualcosa).

In “All Shook Up,” a touch is not a touch, but a chill. Lips are not lips, but volcanoes. She is not she, but a buttercup. And love is not love, but being all shook up.

Ovvero, In “All shook up” non ci si tocca: si rabbrividisce. Le labbra non sono labbra: sono vulcani. Lei non è lei, ma un ranuncolo e l’amore non è amore, è agitazione (traduzione fornita da Silvia Salvagno di TED. Tutta la TED talk di James Geary è reperibile a questo link. Si può vedere anche con i sottotitoli).

Geary continua, sostenendo che la metafora riesce a fornire un’immagine del soggetto più vivida ed efficace, perché nel nostro cervello si mettono in moto una serie di analogie quando l’obiettivo incontra la fonte della metafora. é un processo meraviglioso che una descrizione letterale o una perifrasi non riescono a eguagliare.

Se è vero, però, che componiamo circa sei metafore al minuto senza essere Shakespeare, come ci riusciamo?

Geary sostiene che ci sono delle capacità insite nel nostro cervello che fanno di noi dei poeti inconsapevoli. La prima è la capacità sinestetica (ovvero, la stimolazione sensoriale percepita attraverso un altro senso. L’esperimento più bello, al quale ho partecipato anni fa, è stato quello di illustrare delle scene de “Il ritratto di Dorian Gray” dopo aver ascoltato dei brani di musica classica).

Molte delle metafore che usiamo ogni giorno sono sinestetiche. Il silenzio è dolce, le cravatte sono sgargianti, le persone sexy sono calde le persone non attraenti ci lasciano freddi. La metafora crea una specie di sinestesia concettuale attraverso cui comprendiamo un concetto nel contesto di un altro concetto.

La seconda capacità che il nostro cervello rileva è la dissonanza cognitiva (Rapporto di incongruenza tra atteggiamenti cognitivi dell’individuo – conoscenza, opinione ecc.- ed elementi dell’ambiente esterno. Treccani). La metafora è letteralmente falsa: se dico che “Giulietta è il sole“, sto dicendo qualcosa di errato, eppure il mio cervello, registrando questa frase come metaforicamente vera, non riesce a riconoscerne l’incongruenza.

Siccome non possiamo ignorare il significato letterale delle parole non possiamo nemmeno ignorare le analogie che vengono innescate dalla metafora. La metafora è importante perchè apre le porte alla scoperta. Ogni volta che risolviamo un problema, o facciamo una scoperta la confrontiamo con ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo. E l’unico modo per scoprire ciò che non sappiamo è di confrontarlo con ciò che sappiamo.

Perché, come disse, Ralph Waldo Emerson, il linguaggio è “poesia fossile”, ma prima di essere poesia, dichiara Geary, era “metafora fossile. E questi fossili respirano ancora”.

Per capire meglio cosa significhi scrivere e parlare per metafore, io che, a differenza di Geary, sono più old-fashioned, consiglio a tutti gli amanti della poesia di leggere un po’ di John Donne, uno dei miei poeti preferiti, che con le sue poesie rende in maniera sublime e unica il concetto di metafora.

The Sun Rising

 

Busy old fool, unruly Sun,
Why dost thou thus,
Through windows, and through curtains, call on us?
Must to thy motions lovers’ seasons run?
Saucy pedantic wretch, go chide
Late school-boys and sour prentices,
Go tell court-huntsmen that the king will ride,
Call country ants to harvest offices;
Love, all alike, no season knows nor clime,
Nor hours, days, months, which are the rags of time.

Thy beams so reverend, and strong
Why shouldst thou think?
I could eclipse and cloud them with a wink,
But that I would not lose her sight so long.
If her eyes have not blinded thine,
Look, and to-morrow late tell me,
Whether both th’ Indias of spice and mine
Be where thou left’st them, or lie here with me.
Ask for those kings whom thou saw’st yesterday,
And thou shalt hear, “All here in one bed lay.”

She’s all states, and all princes I;
Nothing else is;
Princes do but play us; compared to this,
All honour’s mimic, all wealth alchemy.
Thou, Sun, art half as happy as we,
In that the world’s contracted thus;
Thine age asks ease, and since thy duties be
To warm the world, that’s done in warming us.
Shine here to us, and thou art everywhere;
This bed thy center is, these walls thy sphere.