Ho paura. Ho sempre paura quando esco di casa per andare a scuola. Una volta prendevo l’autobus, come mi aveva detto mia madre. Ma poi ho smesso, non ce l’ho più fatta.

Poche, fulminanti righe per immergersi nella lettura di “Una vita per una vita”, opera a quattro mani di Pierluigi Porazzi e Massimo Campazzo, edito dalla casa editrice bolognese Pendragon nella collana Glam.

Un giallo intricato, con al centro un tema sociale di scottante attualità, il bullismo.

Teatro della vicenda è Udine, signorile città del ricco Nordest. Un noto avvocato viene trovato privo di vita: tutto fa pensare a un suicidio. Accanto a lui un biglietto d’addio, in cui si fa riferimento a un misterioso avvenimento del passato. Ma in pochi giorni vengono ritrovati in successione altri due cadaveri: due donne che sembra si siano uccise, lasciando anche loro un messaggio ambiguo che dovrebbe motivare il loro gesto. La catena di suicidi insospettisce l’ispettore Cavalieri, a cui è stato assegnato il caso, e alcuni indizi lo porteranno a pensare di trovarsi di fronte a una serie di omicidi, tutti collegati da un elemento: una classe di un prestigioso liceo della città. La classe che ha frequentato anche l’ispettore Cavalieri.

“Mi avevano classificato come sfigato. Era una negazione perenne, la mia vita. Non potevo vestirmi come gli altri, perché la mia famiglia era povera. Non ero bello. non ero simaptico o divertente. Non sapevo ballare. Non ero atletico, Anzi, una malformazione cardiaca mi impediva di fare ginnastica. Non potevo fare altro che starmene in disparte, sperando di farmi meno male possibile, di schivare i colpi, cercando di essere invisibile (…). Avrei solo voglia di essere diverso, di sucire dal mio corpo ed entrare in quello di un altro. Oppure smettere di vivere. Ma non ho nemmeno il coraggio di uccidermi”.

Altra citazione che riporta ad un passato remoto ma non sepolto e che in poche, drammatiche parole, riesce a trasmettere al lettore i sentimenti di frustrazione, di impotenza e di disperazione che animano la vittima di bullismo.

Un dolore nascosto per anni, che riaffiora alla mente e scatena nel protagonista una malsana voglia di vendetta. È questa una delle note più particolari del romanzo di Porazzi e Campazzo: le modalità di rivincita scelte dal bullizzato rispondono ad una, seppur perversa, logica, quella di provocare il massimo della sofferenza agli autori delle sopraffazioni di un tempo.

L’ispettore Cavalieri – chiamato a risolvere il caso – non è il classico poliziotto super eroe, non è l’investigatore dotato di intuito sopraffino. È un uomo malato (e i sintomi dei suoi disturbi rendono ancora più angosciosa la trama) e tormentato nella vita familiare. Nei suoi faccia a faccia con i vecchi compagni di classe spera sempre di non essere riconosciuto o ricordato. In fondo, nella sonnolenta e ipocrita provincia friulana, lui è uno di quelli che non ce l’ha fatta, che non ha fatto carriera e che non è diventato ricco e famoso.

Da segnalare, senza svelare nulla della trama, anche la capacità dei due scrittori di mimetizzare fino all’ultima pagina il colpevole, diffondendo lungo il racconto una serie di indizi che potrebbero portare ad altre soluzioni.

Buona anche l’amalgama tra due penne diverse: il ritmo è serrato, non ci si perde in fronzoli, si va in fondo, nell’oscurità dell’animo umano, dove un torto adolescenziale può trasformarsi in follia omicida.

Porazzi fa parte del progetto Sugarpulp. Ha pubblicato per Marsilio i romanzi L’ombra del falco (2010), Nemmeno il tempo di sognare (2013) e Azrael (2015), premiato (ex aequo) come miglior romanzo dell’anno nell’ambito dei Corpi Freddi Awards. Campazzo, giornalista, è al suo secondo libro, dopo la biografia ufficiale del calciatore Oliver Bierhoff, Il Bello del gol (Libreria dello Sport, 1998).

Autori: Pierluigi Porazzi e Massimo Campazzo
Titolo: Una vita per una vita
Editore: Pendragon
Anno: 2017