Il precursore di questo genere fu molto probabilmente quel geniaccio impertinente di Giampaolo Dossena. Il quale meriterebbe un articolo a parte, dato che i suoi libri sono quasi tutti dispersi. Anche se recentemente è stata ristampata la sua imperdibile Storia confidenziale della Letteratura italiana. Comunque nel 1972, per Sugar, usciva I luoghi letterari. Paesaggi, opere e personaggi, previsto in 3 volumi, di cui vide la luce solo il primo, ristampato da Sylvestre Bonnard nel 2003 e dedicato all’Italia Settentrionale.

Dieci anni dopo toccherà a Gianni Guadalupi e all’istrionico Alberto Manguel (intellettuale poliedrico, che iniziò la sua carriera letteraria come lettore personale di Borges, come racconterà nel libro Con Borges, Adelphi, 2005) pubblicare per la Rizzoli il loro celebre Manuale dei Luoghi Fantastici, “recentemente” ristampato da Rosellina Archinto, nel 2010, e ora nuovamente disperso…

L’edizione Rizzoli è veramente una delizia per bibliofili. Un libro di grande formato 22X31, con copertina cartonata rilegata in tela con sovracoperta, un vero e proprio manuale nel quale su tre colonne sono elencati in rigoroso ordine alfabetico i toponimi di terre d’incanto, di stupori e di orrori.

Un pratico Baedeker dedicato al dilatato universo della finzione, una guida a paesi irreperibili sulle aride carte della geografia ufficiale, ma magicamente comparsi in opere letterarie dopo essere stati vagamente sognati e immaginati e in seguito puntigliosamente trascritti e descritti da scrittori di ogni paese, fin dall’alba dei tempi.

Gli autori confesseranno subito, nella nota all’edizione italiana (corredata dalle illustrazioni di Graham Greenfield e da mappe e carte di James Cook), l’incompletezza del regesto e la loro ignoranza delle vaste letterature d’Oriente, che gli consentiva solo di sospettare l’esistenza di altri continenti immaginari e le circa 1200 voci di quel dizionario non sono quindi in realtà che un florilegio della geografia fantastica reperibile in letteratura, escludendo le altre arti:

«Abbiamo dovuto porre dei limiti, evidentemente arbitrari anch’essi, come tutti i confini, a una ricerca che rischiava di estendersi all’infinito: sono quindi stati esclusi da questo volume i numerosi luoghi immaginari dei fumetti, del cinema, del futuro (che non sono ancora visitabili), i paradisi e gli inferni (che taluni sostengono reali, e che comunque godono già di loro esaurienti cataloghi), nonché le località realmente esistenti travestite semplicemente con uno pseudonimo, come la Balbec di Proust, il Wessex di Hardy, la Yoknapatawpha di Faulkner, eccetera…»

Eppure, nonostante la confessata incompletezza, frutto di scelte discriminatorie ed editoriali ben ponderate, che li portarono anche a drastici tagli rispetto all’edizione originale uscita in Canada nel 1980, Guadalupi e Manguel aggiunsero due voci di loro totale invenzione, un gioco molto borgesiano, forse ispirati dalle Città invisibili di Calvino o forse consigliati dal solito Giampaolo Dossena, che nell’introduzione ringraziano per gli “incoraggiamenti”…

E questo scherzo, apparentemente innocuo e di cui nessuno si era accorto, sarà determinante nella querelle che scoppierà 25 anni dopo…

Nel 2007 Anna Ferrari pubblica per la Utet il suo monumentale Dizionario dei luoghi immaginari, un lavoro filologico impressionante che sfocia in un volume di 650 pagine fitte fitte, correlato di riferimenti bibliografici, di indice degli autori, delle opere e delle tipologie dei luoghi immaginari, per un fantastico dizionario geografico che parte da Aar, il piccolo centro narrato da Grazia Deledda nel romanzo La madre, e arriva a Zyundal, isola immaginaria facente parte dell’Arcipelago della Saggezza, situato nel Pacifico Settentrionale.

Ma alla seconda voce del dizionario, arrivati ad Abaton, ecco l’inciampo, e il viaggio così erudito di Anna Ferrari si deve interrompere per un’accusa di plagio…

Abaton è infatti, insieme alla città-fortezza di Malacovia, uno dei due toponimi inventati di sana pianta (geografica) da Guadalupi e Manguel, con tanto di bibliografia immaginaria, che Anna Ferrari riporta pari pari nel suo Dizionario e per i quali Alberto Manguel non avrà dubbi e lancerà senza remore l’accusa di furto (Corriere della Sera, 30 marzo 2008, articolo di Paolo di Stefano).

«ABATON: Città dalla locazione variabile. Benché non inaccessibile, nessuno l’ha mai raggiunta, e si dice che i viaggiatori diretti ad Abaton abbiano vagato molti anni senza riuscire a vederla nemmeno di sfuggita. Alcuni, comunque, l’hanno scorta delinearsi lieve all’orizzonte, verso l’imbrunire, e mentre a taluno questa vista ha causato grande allegria, altri ne hanno provato una terribile tristezza, senza un preciso motivo. L’interno della città non è mai stato descritto, ma si vuole che le mura e le torri siano di un delicato azzurro o bianche, o ancora, secondo altri viaggiatori, di un rosso ardente. Sir Thomas Bulfinch, che vide il profilo di Abaton mentre viaggiava in Scozia da Glasgow a Troon, ne descrisse le mura “giallastre” e ricorda una musica lontana, come un suono di clavicembalo, proveniente da essa; cosa che pare francamente inverosimile. (Sir Thomas Bulfinch, My Heart’s in the Highlands, Edinburgo, 1892)»

La Ferrari comunque avrà buon gioco a districarsi da quell’accusa, affermando di essere una grande ammiratrice di Manguel, il cui manuale risulta fondamentale per chiunque si occupi di luoghi immaginari in quanto tutti i repertori partono da repertori precedenti per poi integrarli, ma di aver seguito criteri strettamente filologici e che per questo, dal momento che le città di Abaton e Malacovia si trovano in un’altra opera, sono diventati luoghi fantastici di cui tener conto, al pari degli altri…

Ben al di fuori di questa querelle si situa invece il recentissimo Atlante dei luoghi letterari curato da Laura Miller e pubblicato nel 2017 da Rizzoli in un bel volume, 17×23, cartonato con sovracoperta, di 320 pagine illustrate, in cui si passano in rassegna terre leggendarie, mitologiche e fantastiche comparse in 99 capolavori dall’antichità ad oggi e che coerentemente esclude, ma forse ignorandone l’esistenza, le due città immaginate da Guadalupi e Manguel.

Un pregievole volume questo della Miller, certo molto selettivo, ma ben strutturato e diviso in cinque capitoli che vanno dai miti e le leggende antiche (fino al 1700), partendo dall’Epopea di Gilgamesh del 1750 a.C., per arrivare ai giorni nostri e all’Era digitale (dal 1980 ad oggi), concludendo il volume con Salman Rushdie e il suo romanzo del 2015, Due anni, otto mesi e ventotto notti.

Molto interessante è l’ultima sezione che completa, come diceva Anna Ferrari, i repertori precedenti, spaziando anche nel Fantasy e nelle serie tv.

Abbiamo quindi l’America futura di Infinite Jest di D.F.W. (che presumibilmente sarebbe ambientato nel 2009); La scuola di Hogwarts dove si svolgono le vicende di Harry Potter; Il mondo dei Sette Regni, dove è ambientato Il Trono di Spade; Panem, la versione post-apocalittica degli States, dove si svolgono gli Hunger Games e il mondo alternativo di Michael Chabon che ambienta Il sindacato dei poliziotti Yiddish (2005) nel distretto federale di Sitka, un’isola immaginaria dell’Alaska, che anche noi potremo visitare, senza doverci coprire troppo per proteggerci dal freddo, semplicemente leggendo il libro dello scrittore americano.

Giampaolo Dossena
I luoghi letterari. Paesaggi, opere e personaggi
Sugar
1972

Gianni Guadalupi & Alberto Manguel
Manuale dei luoghi Fantastici
The Dictionary of Imaginary Places
Traduzione di Licia Brustolin
Rizzoli, 1982

Anna Ferrari
Dizionario dei luoghi letterari immaginari
UTET
2007

Laura Miller
Atlante dei luoghi letterari
Literary Wonderlands. A Journey through the greatest fictional worlds ever created
Traduzione di Stefano Chiapello
Rizzoli, 2017