I Bambini di Svevia di Romina Casagrande racconta la storia di una nonnina novantenne, Edna, che parte a piedi per attraversare le Alpi, percorrendo un viaggio al contrario, solo per onorare una promessa fatta e non mantenuta quando era bambina.
A rendere la situazione quanto meno particolare, è il corredo di viaggio di Edna: porta un giubbotto da motociclista con un teschio sulla schiena ornato da fiamme infernali che escono dalle orecchie. Ma il giubbotto è solo una delle cose che Edna ha con sé: con lei viaggia infatti il suo fido compagno: un pappagallo spennacchiato (quasi centenario) di nome Emil.
Edna, malgrado abbia avuto una vita piena e felice, porta nel cuore il suo amico d’infanzia, Jacob, che si è preso cura di lei mentre si trovavano a lavorare come braccianti in una fattoria dell’alta Svevia. Non ha mai dimenticato quella parte della sua vita e la promessa fatta a Jacob.
Chi erano i bambini di Svevia?
Edna e Jacob sono due personaggi di finzione, inventati da Romina Casagrande per raccontare una tragica pagina di storia poco conosciuta: quella dei bambini di Svevia.
Per quasi tre secoli, fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale le famiglie povere, per sopravvivere, vendevano i loro figli come braccianti ai proprietari di grandi fattorie nella zona dell’alta Svevia. Molti di questi bambini, vittime del traffico di esseri umani, a casa, non hanno mai fatto ritorno.
I bambini di Svevia lavoravano come braccianti nei campi, nelle stalle e nei cantieri sotto il sole cocente, la pioggia e la neve. Dormivano nelle stalle, nelle peggiori condizioni igienico-sanitarie e i soldi che guadagnavano venivano spediti alle famiglie che li avevano venduti. Finito il contratto venivano venduti ad altre fattorie e così se ne perdevano le tracce.
Jacob ed Edna rappresentano il lieto fine per questi bambini: si salvano solo grazie alla loro amicizia che li tiene in vita, dimostrando che l’umanità, anche nei momenti più bui, può generare della luce. Ma le cicatrici lasciate da abusi e soprusi, rimangono e rimarranno ben visibili per tutta la vita di entrambi.
Jacob le mancava. Ma aveva poco tempo per pensare. Ed era una fortuna, perché i pensieri andavano sempre dove volevano loro e attraversavano le montagne per tornare a casa, da sua madre. Ripensava alle sue carezze, alle loro passeggiate nel bosco. Poi il bruciore alle mani, tagliate dall’acqua fredda e dalle setole di saggina, la riportavano lì, sul pavimento, con le ginocchia strofinate contro il legno.
Una storia da regalare a Natale
La storia de I Bambini di Sveviasi sviluppa, come accade spesso nella narrazioni di avvenimenti storici, in due linee temporali: nella prima Edna e Jacob sono due bambini che vivono e lavorano in una fattoria tedesca; nella seconda, ambientata ai giorni nostri, troviamo Edna che parte per ritrovare Jacob.
Edna, nel suo viaggio, incontrerà altre anime erranti che, anche se all’inizio la prenderanno per “pazza” (come ho fatto io leggendo i primi capitoli di questo libro), le daranno un improbabile giubbotto per riscaldarsi o un letto dove dormire. Lei, gentile e riservata, lascerà loro pezzi della sua storia e saggi consigli, in una sorta di do ut des, come aveva fatto con Jacob.
Autore: Romina Casagrande
Titolo: I Bambini di Svevia
Editore: Garzanti
Anno: 2020
Nel caso non vi bastasse, ho aggiunto altri due consigli di lettura perfetti da regalare o da regalarsi a Natale.