In una società dove la figura del leader viene associata alla personalità estroversa, Susan Cain compie un gesto coraggioso e pubblica “Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare – Bompiani”.

Nella sua esperienza come avvocato di Wall Street (si è laureata a Princetown e ha poi frequentato la Scuola di legge ad Harvard), Susan Cain realizza che la sua indole sensibile, seriosa e timida – aggettivi che rappresentano l’introverso per eccellenza – la portano ad essere considerata un’impiegata di “serie B” rispetto ai suoi colleghi espansivi, spigliati e disinvolti. Susan spesso si trova costretta a fingere e a emulare i suoi colleghi estroversi, piegando la sua vera natura.

Ci vogliono sette anni di ricerche e interviste; finalmente, nel 2012 “Quiet” vede la luce e viene pubblicato da Penguin Books. Il libro vende due milioni di copie e viene tradotto in oltre trenta lingue – e parliamo di un saggio dove Cain espone e commenta ricerche svolte in ambito psicologico e sociale, non proprio una lettura leggera. Significa che ci sono diverse persone, nel mondo, che sentono il bisogno di approfondire questo tema.

Lo scopo di Susan Cain, in “Quiet”, è quello di portare alla luce le differenze che esistono tra introversi ed estroversi in termini di chimica celebrale, leadership e relazioni sociali.

Perché la società sottovaluta l’introverso se da un terzo a metà della popolazione mondiale si considera tale? Quali sono le abilità di un introverso che potrebbero, invece, fare la differenza sul posto di lavoro?

Empatia, ad esempio, è una parola che sentiamo sempre più spesso, soprattutto in determinati contesti lavorativi, come quello commerciale e dei servizi. Diversi studi hanno evidenziato come gli introversi siano anche empatici, perché il confine che separa le loro emozioni da quelle delle altre persone è molto sottile: l’introverso è in grado di percepirle ed immedesimarsi negli altri, questo perché in possesso di una coscienza molto solida.

Il leader introverso, secondo Susan Cain, lascia più spazio alle idee dei suoi collaboratori, la sua capacità di ascolto è il collante che permette al gruppo di lavorare coeso, senza le prevaricazioni di un membro sull’altro. Il leader estroverso, invece, tende a mettere in atto le proprie idee e con il suo magnetismo e affabilità riesce a convincere gli altri che la sua carta è quella vincente.

Quello che porta gli introversi a sentirsi spesso inadatti nei contesti sociali e lavorativi è l’inconsapevolezza delle proprie abilità: sono così impegnati a fingersi estroversi che sottovalutano i talenti che li rendono unici e indispensabili. 

Sono ancora molti i temi approfonditi in “Quiet”: dal mito della Leadership carismatica (a mio avviso, il capitolo su Tony Robbins da solo merita l’acquisto del libro), alla differenza tra temperamento e identità, a come introversi ed estroversi processino la dopamina in maniera differente, quando pensano. Cain accompagna le proprie riflessioni con studi ben documentati e rende il lettore partecipe attraverso storie vere e aneddoti personali.

Nel 2014, Susan Cain annuncia la nascita dell’azienda Quiet Revolution, che racchiude al suo interno diversi progetti, tra i quali il Quiet Leadership Institute, che fornisce alle aziende e alle organizzazioni gli strumenti per formare leader con indole introversa. “Quiet” non è soltanto romanzo, è una missione.

Autore: Susan Cain
Titolo: Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare
Traduzione: C. Prosperi
Pagine: 432
Editore: Bompiani
Anno: 2017