Una la protagonista dell’opera di Sibyl von der Schulenburg. Ma una e trina sarebbe meglio affermare. La mancanza d’amore patita sin dall’infanzia, caratterizzata dall’abbandono della madre e dal comportamento violento del padre, che la cresce come un maschiaccio, fa infatti di Sofia una donna adulta che non si riconosce per nulla nella sua essenza femminile. E la sofferenza che ne deriva, come un fiume in piena, sfocia nel turbolento mare del disagio psichico, dell’erotomania.

Così Sofia replica se stessa in Laura e in Alex, la figura di fatto dominante fra le tre, il vero “mostro”, l’alter ego criminale. È chiaro da subito il quadro clinicamente disturbato del personaggio: Alex ama Valentina – bella cake designer di Milano – di un amore “malato”. Vede messaggi d’amore da questa inviatile tramite le sue torte che in realtà esistono solo nella sua testa.

Dunque inevitabile che il sentimento non ricambiato si tramuti in disprezzo, in atti di stalking nei confronti dell’oggetto del desiderio, a cui comunque Sofia-Alex rimane morbosamente legata sviluppando una tragica parafilia: la fantasia di baciare gli occhi alla sua vittima per arrivare in fondo al suo cuore (“fammi baciare l’anima… una leccata di cuore” e ancora “nn si dice lontano dagli okki, lontano dal cuore? L’okkio e il cuore sono una cosa sola”)…

Senza mai mettere la protagonista sul lettino, Sibyl von der Schulenburg racconta l’evoluzione del disagio psichico con ritmo serrato, restituendo al lettore un avvincente psico-romanzo che a tratti assume i colori del noir. Il linguaggio di cui si serve l’autrice è duro, quasi brutale. Senza sconti riferisce di Sofia, lasciando che siano le vicende che la riguardano a parlare. L’autrice non stimola mai giudizi di carattere morale: non c’è tempo per il superfluo, c’è invece bisogno di comprendere. E di far comprendere, quasi in una sorta di “neoverismo metropolitano”…

Chi legge “Ti guardo” non può fare a meno di sentirsi coinvolto dalle vicende della protagonista, trascinato nel vortice delle sue sofferenze psichiche. Al termine della lettura, credo nessuno potrà affermare di essere riuscito a rimproverare il comportamento di Sofia/Alex, nonostante gli atti di violenza da lei perpetrati. I sentimenti saranno piuttosto di tenerezza, di realistica comprensione o perlomeno di “partecipazione al dolore”, con la finale consapevolezza di quanto dietro al malessere interiore si celi l’”amore mancato”. Un amore profondo, lontano, da ricercare nelle proprie radici, proprio nell’attimo remoto con cui si apre il romanzo.

Autore: Sibyl von der Schulenburg
Titolo originale: Ti guardo
Casa editrice: Il Prato
Anno: 2014

L’autrice

Sibyl von der Schulenburg è nata a Lugano, in Svizzera, figlia di due scrittori tedeschi. È cresciuta in un ambiente multilingue e multiculturale tra Germania, Svizzera e Italia, paese quest’ultimo dove ha conseguito la laurea in giurisprudenza e dove attualmente vive. Dopo aver lavorato a lungo per una società di telecomunicazioni in qualità di amministratore delegato, viaggiando molto in USA, Giappone e Cina, negli anni più recenti ha sentito l’esigenza di approfondire tematiche psicologiche laureandosi in Scienze e Tecniche Psicologiche.

Per quanto concerne la produzione letteraria, dopo un esordio nel 2010 con “Il Barone”, romanzo biografico incentrato sulla figura del padre, letterato tedesco antinazista e convinto europeista, l’autrice si dedica a tematiche di carattere prettamente psicologico con il saggio “Tradursi e tradirsi. Bilinguismo e psicologia” pubblicato nel 2013 (con Simona Ruggi) e con “I cavalli soffrono in silenzio”, dello stesso anno, in cui la von der Schulenburg affronta il difficile tema del disagio psichico.

La sua scrittura si distingue per un ritmo serrato, semplice, incisivo, con scarso impiego di aggettivi e avverbi e un frequente uso del correlativo oggettivo, con l’intento di coinvolgere il lettore in prima persona.

Infine, una curiosità relativa a “Ti guardo”: l’opera è liberamente ispirata nonché dedicata alla figlia Leda, affermata cake designer.