Tre uomini e tre donne sono i protagonisti dell’opera di Alessandro BarberoDonne, Madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali.

Il Medioevo è per tradizione il secolo buio, l’era di passaggio tra un’epoca e l’altra. Barbero nelle sue centotrenta pagine racconta la storia di un’epoca diversa, attraverso le storie di sei personaggi.

La scelta dei nostri sei protagonisti è legata a una condizione di fondo, a cui non si può sfuggire. Per poter entrare nella testa degli uomini e delle donne è necessario che essi abbiano lasciato testimonianze scritte, in cui hanno messo molto di se stessi.

Chi sono dunque i misteriosi sei? Salimbene da Parma, il frate, Dino Compagni, il mercante, Joinville il cavaliere, Caterina da Siena, Christine de Pizan e Giovanna D’Arco. Le loro storie si intrecciano al modo di pensare di quell’epoca.
Leggere questo libro richiede uno sforzo in più del normale: provare a comprendere il modo di pensare della società medioevale. L’autore in questa impresa riesce a non far sentire il lettore spaesato in questo percorso grazie alla semplicità del suo stile.

Il padre di Salimbene, il cavaliere messer Guido De Adam, quando venne a sapere che suo figlio di era fatto francescano diede letteralmente di matto. Ed è difficile dargli torto, perché di figli maschi ne aveva due, e uno, il maggiore, era già entrato nell’ordine.”

Salimbene da Parma ha diciassette anni quando scappa di casa, lascia l’eredità di cavaliere e segue i discepoli di San Francesco, mendicando a piedi nudi. Tuttavia custodisce qualcosa del DNA di famiglia: il modo di pensare, i valori “per lui la vera misura degli uomini sono la cortesia o la villania“.

Dino Compagni, il mercante e secondo protagonista del libro, con i suoi scritti ci racconta la storia di Firenze nel Medioevo. 

La classe mercantile dell’epoca non si interessa di guerra e i conflitti, cerca di far prosperare la città, di mediare tra le varie fazioni, segue la via della ragione che Dio le ha donato. Attraverso le parole di Compagni impariamo cosa pensavano i mercanti della politica del tempo:

[…] Stare al governo vuol dire non aver problemi con la giustizia […] Chi è al potere giura di salvaguardare il tesoro del comune e invece “trovavano modo come meglio il potessero rubare

Il fiorentino si mostra deluso dagli effetti nulli della diplomazia, ma non perde speranza nella giustizia divina; resta fermamente convinto che sarà quella l’arma per punire chi ha portato la città alla rovina.

Una fede tenace accomuna anche le vicende di Caterina Da Siena e Giovanna D’Arco. Caterina, come Salimbene, è solo un’adolescente quando si scontra con i genitori. Loro vorrebbero vederla sposata e inveiscono così contro la futura Santa Caterina da Siena:

[…] Ti faremo sposare anche se dovesse creparti il cuore; e intanto già che ci siamo, via i grilli per la testa, comincia a lavorare. Hai finito di star sempre in camera tua a pregare

Sarà il padre, proprio come per Giovanna D’Arco, a convincersi che c’è qualcosa di veramente speciale in quella figlia devota a Dio.

Le figure materne, imbevute dei valori convenzionali dell’epoca, sono spesso le prime, come si percepisce da queste storie, a porre freno alle scelte delle figlie. 

Non sarà un caso che Christine de Pizan, nota anche come Cristina da Pinzano, fu stimolata dal padre nello studio e nell’arte della scrittura.

Lei è stata, come sottolinea l’autore:

la prima donna che ha concepito se stessa come scrittrice di professione, che si è guadagnata da vivere ed è diventata famosa scrivendo libri“.

La Città delle donne è l’opera più importante di quest’autrice e si fa portavoce di un chiaro messaggio: le prime a impedire un cambiamento della loro condizione sono le donne stesse. 

L’analogia con il parto e l’essere madre è presente in modo uguale negli scritti e nelle testimonianze di tutte e tre queste donne.

Caterina e Giovanna, a differenza di Cristina, non ebbero figli, ma per loro vivere le proprie scelte e imprese in contrasto con i modelli familiari e della società è un cambiamento radicale,  una gravidanza. Quale paragone più forte può esserci per una donna del medioevo se non questo?

Barbero racconta in modo semplice e colloquiale una società distante millenni dalla nostra. Incuriosisce il lettore con diversi aneddotti, tenendo fede al suo ruolo di Professore di Storia Medioevale. Se lo avrete ascoltato in televisione o attraverso i social network, leggendo queste pagine, vi sembrerà di sentire la sua voce, vederlo spiegare i concetti con lo stesso entusiasmo e passione.

Mi sono chiesta più volte se aveva senso per me leggere un libro sulle storie di sei personaggi medioevali e cosa avrei potuto imparare da un’epoca così lontana, sepolta dal tempo. La risposta è emersa capitolo dopo capitolo, quando ho cominciato a notare un filo rosso che unisce questi personaggi: tutti reclamano una propria identità e opinione. Lo fa Salimbene scegliendo di farsi frate contro il volere della famiglia, lo fa Caterina, lo fa Giovanna che ribadisce la sua volontà di combattere per la Francia, lo fa Cristina che mette a frutto il suo talento per sostenere la famiglia.

Quanta forza ci vuole oggi per combattere contro idee e giudizi innati? Tutta quella che il Medioevo ha saputo conservare.

Autore: Alessandro Barbero

Titolo: Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali.

Editore: Economica Laterza

Anno: 2013


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