A Las Vegas, quest’anno è stata mostrata e testata per la prima volta al CES 2016 (Consumer Electronics Show) “UU Glass”, una pellicola per proteggere il display dello smartphone più resistente di qualsiasi altra. Un evento tra i tanti che conferma la nostra dipendenza dalle ultime tecnologie, vendute come oggetti seducenti e irrinunciabili, diventate ormai essenziali per il nostro vivere.

Le domande che ci pone Mario Tozzi in Tecnobarocco ci mettono in guardia. La tecnologia ci fa guadagnare in salute, tempo e spazio? Ci rende più colti, felici, armonici? Possiamo farne a meno?

Molti cambiamenti e innovazioni vengono decantati come l’ennesimo passo verso il successo e il progresso, inducendoci a credere indispensabile avere tra le mani l’ultimo strumento tecnologico in grado di realizzare qualunque cosa. Siamo così certi che i sistemi operativi dei pc o i telefoni sempre più smart, che cambiano in continuazione, siano sempre sinonimo di miglioramento o rappresentino invece solo l’incremento degli affari di chi li produce?

Questa tecnologia viene definita “tecnobarocca”, in quanto eccessiva e del tutto inutile, che ha come costante quella di cercare benessere e comodità a discapito dell’ambiente e dei modi di vivere preesistenti. In Tecnobarocco, Tozzi non propone tanto una pura critica nei confronti del progresso scientifico, quanto la richiesta di discernere ciò che è utile da ciò che non lo è.

Ad esempio, lo stesso Tozzi ammette che l’invenzione del Gps nel 1994 ha consentito dei soccorsi più rapidi e molto più precisi, ma d’altra parte ha anche contribuito a una disabitudine nell’arte dell’orientamento, facendo sì che oggi senza Google Maps sia difficile raggiungere perfino la casa del proprio migliore amico. Viene in mente a tal riguardo quanto ebbe a dire il filosofo Jean-Michel Besnier, secondo cui l’uomo “potenziato” è piuttosto un uomo “semplificato”.

Tornando al libro, Mario Tozzi parla anche dello smartphone, senza il quale non siamo più in grado né di uscire di casa, né di andare in bagno. Un device che ha cambiato il modo di condividere le proprie giornate ed emozioni; senza la foto quotidiana su Facebook del cibo che mangiamo o del film che stiamo guardando, la nostra vita non avrebbe più senso come le relazioni interpersonali.

L’amore – dicono – è ovviamente aiutato dai cellulari, perché permette la comunicazione tra due amanti anche a grandi distanze. Tuttavia siamo sicuri di poter o voler delegare a un oggetto il compito di esprimere i nostri sentimenti per una persona? 

Ci sembra così poco poetico copiare, se non addirittura inviare lo screenshot di una poesia via Whatsapp… Per noi che amiamo leggere, la scrittura tremante o decisa su carta non ha prezzo: è decisamente più sexy.

Il caso estremo di tecnologia tecnobarocca è, secondo Tozzi, l’i-Watch: un orologio dal valore di almeno 400€ che per poter funzionare deve essere connesso allo smartphone, che probabilmente teniamo in tasca o in borsa, e che quindi ci consente di leggere una notifica almeno un millisecondo prima…

Inutile e soprattutto dispendioso. 

Molti altri esempi e considerazioni vengono proposti in questo libro per offrire un quadro generale sui nuovi oggetti tecnologici e non: cd-rom vs vinile, bicicletta vs auto, Skype vs smartphone, etc. Un saggio per mettersi in discussione e analizzare con occhio critico le tecnologie che usiamo ogni santo giorno, perché il progresso va di corsa e non ci lascia il tempo per distinguere la tecnologia dannosa e superflua da quella utile.

Mario Tozzi
Tecnobarocco tecnologie inutili e altri disastri
2015, Einaudi